- Come è nata la passione per l’arte?
Non ricordo un momento preciso. Ho senza dubbio avuto il privilegio di crescere in un contesto che non solo ha favorito certe mie attitudini, potendo incontrare e vedere da vicino tanti professionisti, ma collocava anche l’arte come un naturale aspetto del quotidiano capace di creare cose straordinarie da poter vivere in modo naturale, costante e con serio gusto. I miei genitori e uno dei miei nonni lavoravano in teatro ed è stato così, forse, che la mia strada seguisse in maniera del tutto spontanea questa via. Non ho mai pensato di recitare, ma le maestranze del mondo teatrale naturalmente abbracciano tanti settori del fare artistico e artigianale.
- La cosa più bella che ti è successa da quando hai deciso di intraprendere questo percorso?
Da una parte riuscire a raggiungere istituzioni come il MART di Rovereto, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il Centro Pecci di Prato, fino ad arrivare in musei del Cile e tanti altri. Avere certe conferme è utile per capire che la strada che stai percorrendo può essere una tra quelle giuste. Ma la vera soddisfazione personale ed intima, che non smette di motivarmi è sempre stata una semplice frase di uno dei miei professori di Accademia: “Hai il segno felice”, mi disse. Sono passati tanti anni, ma ancora mi dona luce.
- Perchè la tua vita dovrebbe ispirare la vita di altre donne?
Non so se davvero io possa ispirare la vita di altre donne. Chi mi conosce sa che fare arte per me è fare esperienza in arte, in continuazione. Non intendo dire di produrre senza sosta, ma vivere incessantemente sotto la lente della ricerca, dell’indagine, del porsi domande, riflettere, prendere appunti, tanti appunti, incamerare per servire i propri quesiti…fino a che arriva il momento di scremare e capire cosa rimanga di ciò che è davvero necessario. E’ quello il momento in cui inizio a lavorare con le mani. Ecco, se proprio dovessi tentare di aiutare una ispirazione inviterei le persone a non uscire mai senza un taccuino ed una matita. Durante il giorno succedono tante di quelle cose…
(foto di Fabio Presutti)
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